Riflessioni su “L’educazione musicale e la scuola”
- Pubblicato da Adolfo Capitelli
- il 1 Maggio 2013
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“Nel momento in cui la musica si farà parte integrante della nostra vita, la cambierà alla radice”… “Ecco quel che ho da dir sulla musica: ascoltatela, suonatela, amatela, riveritela e tenete la bocca chiusa”… “La musica è tra i doni più misteriosi di cui sono dotati gli esseri umani”… “La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori”… “La musica è una legge morale. Essa dà un’anima all’universo, le ali al pensiero, uno slancio all’immaginazione, un fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza, e la vita a tutte le cose”.
Sono pensieri espressi da alcune tra le menti più geniali e sensibili della storia; racchiudono un lasso di tempo vastissimo, dall’epoca del mondo greco ai giorni nostri. Eppure leggendo attentamente tra le righe ed oltre, il concetto unitario che si può dedurre è uno solo: la musica è vita, fa parte della nostra vita e migliora la nostra vita. Alla luce di quanto espresso, mi domando spesso quale sia il modo più semplice e diretto per i giovani di accedere alla musica e subito corre alla mia mente il pensiero relativo allo studio della musica nelle scuole.
La scuola deve insegnare a vivere, ad esprimere le proprie opinioni e a perseguire i propri ideali nel rispetto dell’altro; dovrebbe, per così dire, educare la mente, il corpo e sviluppare la sensibilità. Eppure proprio quest’ultima viene, a mio parere, ampiamente tralasciata. Quale materia, se non la musica, ha il potere di plasmare il nostro profondo intimo, di stimolare la nostra fantasia e le nostre emozioni? Ho citato all’inizio di questa riflessione alcuni pensieri, ma ce ne sarebbero a decine secondo i quali non può esistere un’educazione sana che non consegni alla musica un ruolo fondamentale e primario. Nelle scuole oramai, questa nobile arte viene vista come qualcosa di secondario, non indispensabile alla vita dell’individuo e questo atteggiamento è palesato dal fatto che negli orari scolastici solo una o due ore alla settimana sono dedicate alla musica, per cui il tutto si riduce, e non potrebbe essere altrimenti, ad uno studio meccanico basato solamente sulla riproduzione dei suoni e all’insegnamento di una serie di regole che riempiono inutilmente la testa dei ragazzi. Il sistema musicale scolastico andrebbe completamente ridisegnato, ma purtroppo le idee delle persone competenti vengono “maltrattate” e gli argomenti vengono trattati dagli organi preposti con superficialità e dilettantismo puro. Allora la mia provocazione è questa: se nella programmazione scolastica non si può assegnare più spazio alla musica, sarebbe bene che questa venisse del tutto eliminata dallo stesso. Come si può, dico io, educare un bimbo all’amore per l’arte se non si possiede nemmeno un laboratorio con le relative attrezzature necessarie?
Purtroppo, ancora oggi, queste domande rimangono senza risposta; domande e problematiche che già venivamo poste agli inizi del novecento da svariati musicisti e artisti in generale; domande che ci fanno capire come il tempo passi e nonostante tutto non si cerchi mai di superare l’ostacolo, ma si cambi continuamente strada per cercare di non trovarselo nuovamente di fronte.
(Adolfo Capitelli, 1 Maggio 2013)
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