Riflessioni sull’intonazione
- Pubblicato da Adolfo Capitelli
- il 1 Agosto 2012
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- Intonazione, Pianoforte
Quante volte ognuno di noi, all’uscita da una sala da concerto, ha sentito sussurrare dagli spettatori frasi del genere, “…che magnifico tocco aveva quel pianista…” o “…pianista molto bravo, peccato abbia quel suono duro e tagliente…” o ancora “…ha suonato in modo piatto, non c’erano pianissimi…” e si è soffermato a riflettere se effettivamente taluni pregi o difetti fossero direttamente collegati alle potenzialità effettive dell’interprete?
Ebbene, non vi è dubbio che ci siano pianisti bravi e altri meno bravi, ma mi distacco dalla linea di pensiero secondo la quale un pianista bravo riesca a tirar fuori un suono caldo e rotondo (per utilizzare due tra gli aggettivi più in auge) anche da un pianoforte di basso profilo.
Questo piccolo prologo per introdurre una piccola riflessione su un concetto che difficilmente viene trattato nell’ambito degli studi musicali, ma che riveste un ruolo fondamentale per fornire all’interprete la possibilità di esprimere a pieno le sue idee musicali e le sue intenzioni.
L’intonazione è alla base di una buona esecuzione, dato che è attraverso questa operazione delicata e complessa sui martelli che si riesce ad ottenere una tastiera dal timbro omogeneo, dalle possibilità dinamica notevoli e da un suono caldo ed elastico. È importantissimo per un pianista studiare musicalmente per poter acquisire una buona tecnica, ma è praticamente impossibile farlo se l’intonazione manca e allora ci troveremo costretti a dover chiudere o abbassare il coperchio del pianoforte per eseguire musica da camera e a dover utilizzare più del dovuto il pedale del piano per eseguire passaggi veloci e delicati.
Dunque il consiglio che mi sento di rivolgere a tutti i pianisti è quello di cercare un proprio tecnico di fiducia che sappia effettuare questa operazione (pettinatura e punzonatura) al fine di poter studiare su pianoforti privi di suoni taglienti e aspri, di avere un controllo totale dello strumento e poter aprire completamente il coperchio del proprio pianoforte senza aver paura di suonare troppo forte.
Lascio a voi lettori immaginare le conseguenze di un pianoforte poco intonato nell’ambito di un concerto pubblico!
(Adolfo Capitelli, 1 Agosto 2012)
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