Riflessioni su “Il concetto di romanticismo”
- Pubblicato da Adolfo Capitelli
- il 7 Gennaio 2013
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- Classicismo, Romanticismo
André-Modeste Grétry, impiegò il termine “romantico” prima del presunto anticipatore Schiller. Nei Mémoires ou Essais sur la musique (1797) si trova la frase: “Tutto mi è sembrato originale e romantico”. Da quel momento la parola ebbe tracciato il proprio destino quale antitetica di “classico”. Al termine furono assegnati i significati più diversi, spesso ingiustificati, servì alla definizione arbitraria di un periodo storico e fu chiamato in causa come elemento di indagine, di orientamento critico e di valutazione artistica. All’inizio del XX secolo B. Croce e G. Gentile cercarono di attribuire ai due termini il giusto concetto utile all’interpretazione dell’opera d’arte. Croce definiva il romantico, come stato passionale e il classico come momento disciplinatore della forma. Gentile negava il carattere antitetico fra i due orientamenti affermando che “un’arte tutta classica sarebbe frigida, vuota, un’ombra senza corpo. Un’arte tutta romantica sarebbe un corpo sformato senza nessuna linea. Due assurdi”. Reputo che traslocate dall’arte alla musica, le osservazioni possano ritenersi, in linea di massima, ugualmente valide. Tuttavia non per questo viene meno la differenziazione concreta di classico e romantico, ammessa da entrambe nei loro trattati principali. Sono appunto i concetti posti alla base di tale distinzione in campo musicale che interessano qui quali elementi del metodo critico.
Di essi, si sono occupati molti pensatori come il francese C.Lalo e il russo de Schloezer. Li riassume A.Damerini, per il quale è valido considerare classica l’epoca che iniziò con Bach e si concluse con la comparsa di Beethoven; epoca che avendo per principio il culto della bellezza antica, portò a una concezione dell’arte come ricerca di costruzione e di equilibrio formale. Il concetto di romanticismo abbraccia invece un così vario e aereo mondo spirituale che ha difficoltà e paura nel racchiuderlo in forme verbali . Il romanticismo rivela semplicemente una più stretta partecipazione di umanità all’arte anche quando comporta contraddizioni interiori, lotta e sopraffazione di sentimenti. E’ anche vero che in tal senso, il romanticismo si manifesta nei componimenti d’arte di qualunque tempo e qualunque luogo: nelle musiche dei secoli XIV e XV, nella formalmente composta polifonia sacra e profana del Cinquecento e perfino in molti esponenti del classicismo settecentesco. L’umanità in arte, seppur disciplinata nel rigore e celata nell’eleganza della forma, non manca mai di manifestarsi nelle opere dei grandi, non esclusi, quelli appartenenti all’epoca detta classica. E insomma anche prima dell’invenzione dell’aggettivo “romantico”, le espressioni artistiche risultarono tanto più alte quanto più tendevano a un’integrazione e compenetrazione di fattori tecnici, spirituali, umani, che avrebbero potuto definirsi romantici. Sotto il marchio romantico, dallo Sturm und Drang passano nella storia musicale gli ingegni più diversi e le opere più reciprocamente lontane per tessuto linguistico e capacità espressiva. Un grande anelito di libertà anima quegli ingegni, una vita ardente germoglia e pervade quelle opere, che gli stessi letterati e filosofi romantici considerano particolarmente vicine alla Sehnsucht, ossia alla nostalgia dell’infinito che soltanto la musica poteva esprimere.
Vanno quindi messe sullo stesso piano ideale le opere più discrete e più violente, le più celestiali e le più angosciate, le più concrete e le più utopistiche. Tuttavia sarebbe impossibile cancellare le parole romanticismo e classicismo dalla critica e questo perché bisogna conservare ai due termini un oggettivo valore sotto un triplice punto di vista: estetico, psicologico e storico. Concludo a tal proposito con la precisazione di A. Capri , il quale scrive:” Esteticamente dicesi romantica l’arte che mira soprattutto all’effusione spontanea degli affetti e dei sentimenti, delle angosce e dei giubili, delle disperazioni e degli elevamenti; e volentieri si compiace e appaga d’immagini vaporose e indeterminate, di suggestioni possenti e allusive, di stile rotto e per accenni; laddove arte classica dicesi quella che predilige il disegno sapiente, l’animo placato, le figure minuziosamente studiate e rappresentate con evidenza e afferrabilità di contorni, la ponderazione, l’equilibrio, la chiarezza, e tende decisamente verso la rappresentazione, come l’altra verso il sentimento. Psicologicamente, romanticismo equivale a passionalità, a esuberanza di vita sentimentale e affettiva, a tumulto dionisiaco; classicismo a serenità, a misura, a calma apollinea. Storicamente, poi, s’è chiamato romanticismo quel periodo dell’evoluzione dell’arte e del pensiero tedesco che, nella sua fase più caratteristica ,va dal 1770 al 1830 circa, per stare alle date più comunemente accettate; periodo che ebbe in Germania espressioni peculiari in ogni ramo dell’attività spirituale”.
Adolfo Capitelli (7 gennaio 2013)
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