Riflessioni su “l’accordatura”
- Pubblicato da Adolfo Capitelli
- il 1 Febbraio 2013
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Quando qualche anno fa intrapresi lo studio della “Tecnologia e accordatura del pianoforte”, la prima cosa che il nostro docente, Mauro Buccitti, volle sottolineare è che la riuscita di una messa in fase di uno strumento passa attraverso tre fasi fondamentali la più importante delle quali è l’intonazione, della quale ho già detto in una delle mie precedenti riflessioni (vedi riflessione dell’agosto 2012). Una delle altre fasi , e qui non intendo mettere in evidenza un ordine cronologico di lavoro preciso, è l’accordatura.
A dispetto di ciò che si possa normalmente pensare, è questo un passaggio che richiede conoscenze pregresse e molta esperienza al fine di ottenere un risultato soddisfacente. E’ importante essere a conoscenza per esempio delle caratteristiche dell’ambiente che ospiterà l’evento, del grado di umidità dell’ambiente stesso, del numero di persone previsto per l’evento e del repertorio che l’esecutore intenderà mettere in atto; ed è importantissimo che nel momento in cui si vada ad eseguire il lavoro, il tecnico abbia un briefing con l’esecutore per poter capire al meglio le esigenze di quest’ultimo. L’accordatura, inoltre necessita a monte, di una buona regolazione della meccanica che renderà più agevole ed efficace la medesima.
Il pianoforte è di per sé uno strumento disarmonico, la modalità con la quale viene costruito non permetterà mai, checché se ne dica, un’accordatura perfetta e ci saranno sempre, a seconda della modalità che si vuole adoperare, degli intervalli che se più precisi andranno a discapito di altri che non risulteranno tali. Per avere un’accordatura pressocché perfetta, dovremmo costruire uno strumento lungo almeno il doppio dei più grandi esistenti al momento! Ed è qui che subentra l’arte del tecnico che dovrà “nascondere” al meglio le problematiche insite nello strumento stesso, dosando in modo magistrale la “legge” della compensazione per ottenere una omogeneità sufficiente su tutta la tastiera, riuscendo a “fissare” l’accordatura in modo stabile in modo che anche un’ottima accordatura non cali dopo dieci minuti di concerto e a trovare rimedio a quei difetti che per usura lo strumento si trova a manifestare.
Dunque il consiglio è sempre quello di chiamare un tecnico di fiducia che abbia sulle spalle una valida formazione, oltre che tecnica anche artistica e che soprattutto accetti il confronto con l’esecutore in tutta serenità in quanto conscio di saper accontentare, nei limiti del possibile, l’esecutore stesso.
(Adolfo Capitelli 1 febbraio 2013)
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